Reagire al velleitarismo #134
Stato di sorveglianza a Marsiglia, intelligenza artificiale, quarto titolo per i Warriors e le altre notizie
La battaglia di Marsiglia contro lo stato di sorveglianza
In tutto il mondo le videocamere sono diventate una caratteristica accettata della vita urbana. In molte città della Cina ci sono complesse reti di sorveglianza. Londra e Nuova Delhi non sono molto indietro.
La Francia sta recuperando terreno. Dal 2015, anno degli attacchi terroristici del Bataclan, il numero di telecamere a Parigi è quadruplicato. La polizia ha usato tali telecamere per far rispettare le misure di blocco pandemico e monitorare proteste come quelle dei Gilet Gialli. E una nuova legge sulla sicurezza nazionale, adottata l'anno scorso, consente la videosorveglianza da parte dei droni della polizia durante eventi come proteste e marce.
Ma lo stato di sorveglianza ha incontrato una resistenza speciale nella chiassosa e ribelle Marsiglia, la seconda città più grande della Francia, grazie a una fitta rete di attivisti.
Fleur Macdonald su MIT Technology Review.
Sulla “coscienza” delle intelligenze artificiali ci stiamo facendo le domande sbagliate
Nonostante il clamore suscitato da Blake Lemoine – l'ex ingegnere di Google che si è convinto che uno dei chatbot di intelligenza artificiale (Ai) più sofisticati dell'azienda, Language Model for Dialogue Applications (LaMda), sia diventato senziente – la stragrande maggioranza degli esperti di etica dell'Ai sembrano poco propensi a continuare a discutere della possibilità che l'intelligenza artificiale abbia una coscienza, o considerano l'argomento una distrazione. E hanno ragione.
Invece che chiederci se possono diventare senzienti, dovremmo concentrarci sui possibili rischi che comporta il loro eccessivo realismo.
Katherine Cross su Wired Italia.
La lotta per far condannare Pornhub
Una notte del 2017, una quindicenne di nome Rachel ha ricevuto un messaggio WhatsApp da un numero che non conosceva. Rachel viveva con la madre, il patrigno e i suoi fratelli, in una cittadina del Regno Unito. Era appena tornata a casa da una festa e si trovava nella sua camera da letto. Il messaggio dell’uomo fu seguito da una fotografia di Rachel nuda e dalla minaccia di inoltrare quella foto a tutti gli account Facebook dei suoi familiari e dei compagni di scuola, se lei non avesse seguito le istruzioni dell’uomo alla lettera.
Per anni, i video non consensuali sono stati diffusi su internet. E i siti per adulti hanno avuto un ruolo (e una responsabilità) importante.
Sheelah Kolhatkar sul New Yorker.
Come una performance di Marina Abramovic ci dimostrò che l’essere umano è per natura crudele e violento
Nel 1974, nella galleria studio Morra a Napoli, Marina Abramović mise a rischio la propria incolumità per dar vita a una performance che si trasformò in un vero e proprio esperimento sociologico, volto a dimostrare il livello di spietatezza che l’essere umano è in grado di raggiungere nei confronti dei propri simili, laddove abbia la possibilità di infierire impunemente. La performance fu allestita così: Abramović si posizionò immobile al centro di una sala della galleria – come fosse un manichino – e mantenne questa stessa posizione per sei ore consecutive. Accanto a sé, in sala, l’artista aveva predisposto 72 oggetti diversi, tra i quali molti oggetti finalizzati a procurare piacere psicologico e sensoriale come fiori, piume, acqua, pane, un profumo, una rosa, e del miele. D’altro canto, furono inseriti tra questi oggetti anche strumenti capaci di procurare dolore, e potenzialmente pericolosi e letali; tra questi spiccavano un coltello da cucina, un coltello tascabile, una sega, uno scalpello, delle catene, un’ascia e perfino una pistola con proiettili.
Il racconto di Giulia di Bella su The Vision.
I Warriors vincono il quarto titolo Nba nel nome di Stephen Curry. La dinastia continua.
Contro ogni pronostico (Espn dava Boston vincente all’84%), i Golden State Warriors portano a casa il loro quarto titolo in 8 anni, durante i quali hanno disputato 6 finali, entrando nell’olimpo dell’Nba.
Dopo due anni di purgatorio dovuti a infortuni (gravissimi i due di Thompson) e cessioni - in testa il passaggio di Durant a Brooklyn - i Warriors hanno dimostrato che nella lega c’è ancora molto da fare per battere i big three Curry/Green/Thompson a cui si è aggiunto un solidissimo Andrew Wiggins.
Ma questo titolo porta un nome sopra tutti, quello di Stephen Curry, il giocatore che più di ogni altro ha cambiato questo sport nell’ultima decade, autore di prestazioni leggendarie che gli hanno valso l’mvp delle finali, con alcuni momenti iconici tipo una tripla praticamente da centrocampo nel terzo quarto di gara 6.
Da leggere Dario Costa su Ultimo Uomo e Sam Amick su The Athletic.