Reagire al velleitarismo #175
I guai di OpenAI, Zuckerberg e la libertà di espressione, la contronarrazione sull'assalto a Capitol Hill e le altre notizie.
Tutti i guai di OpenAI
Che cosa pensereste di una startup da cui se ne sono andati quasi tutti i principali dirigenti e cofondatori, che ha chiuso il 2024 con un rosso di 5 miliardi di dollari e che deve fare fronte a una marea di cause legali? La stessa startup i cui costi operativi hanno raggiunto cifre colossali non ha ancora dimostrato di avere un modello di business sostenibile e i cui progressi tecnologici stanno già dando segnali di rallentamento? È il caso di OpenAI, una delle società più famose al mondo che ha sviluppato ChatGPT e diverse altre applicazioni di IA.
Lo racconta Andrea Daniele Signorelli su Guerre di Rete.
Zuckerberg e la liberà di espressione
È una delle notizie che hanno tenuto banco in questa settimana, ovvero il video in cui Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, annuncia le novità che, in meno di 24 ore, ha fatto dire ai principali osservatori che la piattaforma si stia adeguando al nuovo corso trumpiano. A dimostrazione di questo, basti considerare che la notizia dei cambiamenti è stata condivisa per la prima volta dal direttore degli affari globali di Meta Joel Kaplan in un'esclusiva su "Fox & Friends", lo spettacolo preferito di Trump.
Il CEO di Meta spiega che ha deciso di eliminare i fact checker dalle sue piattaforme, sostituendoli con il metodo delle “community notes” già testato da Elon Musk su X, ovvero un sistema basato sul giudizio degli utenti e il numero di like e reactions.
Un’analisi di Privacy Week spiega le difficoltà crescenti dell’UE dopo questa nuova decisione.
Per The Intercept con questa decisione è caduto il velo dietro cui si nascondevano i liberali, ovvero essere l’ultimo avamposto a difesa della libertà di espressione e contro i neofascismi.
Come sempre da leggere Nate Silver sul ruolo dei fact-checker negli ultimi anni.
“Un giorno d’amore”: come Trump ha ribaltato la violenta storia del 6 gennaio
Il presidente eletto e i suoi alleati hanno trascorso quattro anni a reinventare l’assalto al Campidoglio, diffondendo teorie cospirative e tessendo una storia di martirio per trarne vantaggio politico. Un’inchiesta di Dan Barry and Alan Feuer sul New York Times.
Il secolo antisociale
Mai come oggi gli americani (solo loro?) trascorrono tempo in solitudine. E questo sta cambiando le personalità, la politica e persino il rapporto con la realtà. Un’indagine Derek Thompson su The Atlantic.
Cos’è davvero il gusto del vino?
Il gusto del vino è un concetto dinamico, influenzato non solo da cambiamenti tecnologici e scientifici, ma anche da trasformazioni culturali, sociali ed economiche. Nel corso dei secoli, il vino è passato dall’essere un semplice prodotto agricolo a un simbolo di identità, un bene di consumo, un bene di lusso e un elemento centrale della cultura globale. Questa evoluzione riflette la capacità del vino di adattarsi ai cambiamenti del contesto storico e di rispondere alle aspettative dei consumatori.
Luciano Maffi su L’Indiscreto.